Dopo le quotazioni record fatte registrare durante la campagna 2021/22 da orzo, soia e mais, a partire dalla seconda metà del 2022 ha preso avvio una costante tendenza flessiva delle quotazioni all’origine che va osservata anche nell’ottica di unainstabilità geopolitica che non ha ancora trovato soluzione.
Non a caso, le prime indicazioni sulla campagna 2023/24 segnalano possibili peggioramenti produttivi a livello europeo per tali colture, stimando un prosieguo della tendenza flessiva in corso, destinata ad accentuarsi ulteriormente nei primi mesi del 2024 nel caso in cui siano confermate le produzioni oltre le attese in Sud America.
Mais al ribasso, la situazione in Italia
Per l’Italia, in particolare, Istat stima provvisoriamente un raccolto di mais pari a cinque milioni e 200 mila tonnellate per la campagna appena conclusa, valore in crescita del dieci e mezzo per cento su base annua ma a fronte di un 2022 fortemente negativo sia in termini di rese sia a livello qualitativo. D’altra parte il tasso di auto approvvigionamento nazionale del mais è ormai strutturalmente basso e il recupero della produzione italiana nel 2023 è ben lontano da consentire la riduzione dell’import necessario a soddisfare la domanda dell’industria mangimistica. Proprio per tale ragione, le stime diffuse da Istat presuppongono un ulteriore aumento delle importazioni nel 2024 anche per far fronte alla maggiore produzione del mangime destinata al settore avicolo.
Titolo: Mais al ribasso
Autore: Redazione